AGGIORNAMENTI IN CHIRURGIA ONCOLOGICA
27/10/2018
Quando ci si trova di fronte alla diagnosi di cancro in fase avanzata, per gli organi la cui unica terapia efficace è la rimozione, l’intento terapeutico è di procedere all’intervento chirurgico.
Ad esempio il carcinoma del retto si presenta in forma localmente avanzata nel 60% dei casi. In questi pazienti il solo trattamento chirurgico è associato ad un alto rischio di ripresa di malattia a livello pelvico. Con la radioterapia preoperatoria associata a chemioterapia concomitante, con dosi superiori a 30 Gy e con intervallo di 6-8 settimane prima della chirurgia si è rilevata una riduzione statisticamente significativa dell’incidenza di recidive locali ( livello di evidenza 1++ ).
Un tumore avanzato è definito come un tumore che, alla diagnosi o in occasione della recidiva, si presenta metastatico o totalmente esteso localmente da rendere impossibile la realizzazione di un intervento con intento curativo.
Circa il 20% dei pazienti con carcinoma colo rettale presenta una malattia avanzata alla diagnosi. Circa il 35% dei pazienti trattati con intento curativo svilupperà una malattia avanzata. E’ possibile identificare 4 principali scenari clinici con 4 possibili diversi approcci:
• pazienti con malattia limitata e resecabile : intervento chirurgico radicale e/o terapia medica peri operatoria;
• pazienti con malattia limitata ma non resecabile: uso di terapie ad alta percentuale di risposta per convertire la malattia resecabile (concetto di “conversion therapy”);
• pazienti sintomatici con qualità di vita e prospettive di sopravvivenza compromesse dalla malattia ( situazione palliativa ): uso di terapie che consentano una rapida riduzione della massa tumorale;
• pazienti sintomatici ( situazione palliativa ): uso di una strategia che preveda un trattamento sequenziale con i vari farmaci a disposizione con attenzione alla tossicità (concetto di “continuum of care”); in pazienti in tale setting in buone condizioni generali non deve comunque essere escluso il trattamento chemioterapico più attivo disponibile.
L’opzione chirurgica quindi è proponibile anche nella malattia avanzata. Nei pazienti con malattia metastatica non resecabile e tumore primitivo in sede è importante definire se il tumore primitivo sia sintomatico o meno. Se sintomatico è necessario un intervento chirurgico o endoscopico palliativo a cui segue la chemioterapia. Vanno valutate per la chirurgia le metastasi a livello epatico, polmonare, ovarico e la sede primitiva di malattia ( qualora non precedentemente rimossa). Anche la recidiva pelvica può essere considerata una indicazione chirurgica, se unica sede di malattia e potenzialmente resecabile R0 dopo chemio radioterapia preoperatoria.
Dopo trattamento chemioterapico, soprattutto con i farmaci biologici ultimamente utilizzati e con l'immunoterapia è oggi possibile procedere a resezioni multiviscerali con finalità R0. Ma esistono confini oltre i quali diventa rischioso effettuare interventi chirurgici demolitivi e va valutato il rischio-beneficio per ciascun paziente da una equipe interdisciplinare, che, dopo aver sottoposto il paziente ad una serie di procedure ( chemio-radioterapia neoadiuvante con utilizzo di farmaci biologici ), possa decidere per l'intervento chirurgico che non superi il limite oltre il quale il paziente possa presentare rischio elevato "quoad vitam".
Evento organizzato da:
Beneventi di De Vita Stefania
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